Marco Ronda (in arte Bislak) è l’artista calabrese vincitore del contest “Disegna il Box Artkeys 03”. Non solo illustratore, ma anche pittore, scultore, street artist: conosciamolo meglio per soddisfare qualche piccola curiosità sul suo conto attraverso questa interessante intervista.
– Ma Bislak chi è? Presentati!
Sono un giovane artista che ama soprattutto la street art e l’illustrazione, ho studiato scenografia all’accademia di belle arti e a questo devo la mia formazione “geometrica” e “architettonica”. Spesso le mie opere hanno come protagonisti omini più o meno stilizzati che rappresentano in qualche modo il nostro “io” interiore e il suo rapporto con il mondo esterno. Nell’ultimo periodo mi sono avvicinato alle forme geometriche(soprattutto il triangolo) e ai colori che ho “frullato” insieme agli omini.
– Cosa ti ha spinto ad intraprendere il tuo percorso di artista? Parlaci un po’ dei tuoi inizi.
Beh un vero e proprio inizio non c’è, so solo che ho sempre disegnato fin da piccolo. Ricordo che alle scuole medie passavo quasi tutti i miei pomeriggi a disegnare. Ogni tanto provavo a giocare a calcio ma ero troppo scoordinato per farlo e quindi ho trovato la mia dimensione in cose meno movimentate come il disegno, il mondo della fantasia e le storie. Sognavo da grande di diventare un’artista, ho sempre visto questa figura come una figura magica capace di collegare il mondo razionale con il mondo irrazionale. Successivamente mi iscrissi al liceo artistico e in accademia e da li non ho mai abbandonato l’idea di fare ciò che mi piace di più.
– Come nascono le tue opere? Sono il frutto di lunghe riflessioni o di improvvise illuminazioni? Parti dal titolo o lo attribuisci a lavoro terminato?
Le mie opere nascono senza una vera e propria strada precisa, alcune volte nasce prima l’idea dell’immagine e altre volte invece l’immagine arriva prima dell’idea. Diciamo che la cosa che mi ispira di più è disegnare mentre ascolto gente che parla, o scarabocchiare mentre penso ad altro. Sono questi miei momenti creativi, ritagli di spazio presi da altri momenti. Dopo aver avuto l’idea e uno schizzo, faccio altri disegni più precisi e dettagliati e poi parte il lavoro per l’opera finale. I titoli delle opere li attribuisco a lavoro terminato, ma spesso do poca importanza al titolo.
– Quale tecnica usi per le tue creazioni?
Avendo l’idea parto da uno schizzo a matita, dopodiché passo a uno schizzo con la tavoletta grafica facendo delle prove colore e delle prove per avere l’equilibrio formale che voglio, dopodiché passo all’ultima fase che è la realizzazione dell’opera con i materiali che reputo adatti per quel lavoro, in genere spazio dall’acrilico su tela all’uso della penna 3d e del PLA. La cosa che preferisco in assoluto è lavorare sui muri all’aperto perché li si ha il contatto con le persone e con il contesto.
– E quali sono le tematiche che maggiormente affronti attraverso il tuo lavoro?
Analizzo l’uomo e il suo rapporto con il mondo esterno visto però dall’interno. I miei omini non si muovono quasi mai in spazi fisici razionali ma sono quasi tutti in spazi astratti dove si materializzano paure, attese, azioni e frustrazioni. La cosa che mi interessa è sintetizzare alcuni concetti e renderli semplici e immediati alla lettura.
– Qual è la tua fonte di ispirazione?
Tutto ciò che vedo, sento e che accumulo a livello inconscio. Con ciò intendo sia il mondo che vivo ogni giorno: persone, luoghi e situazioni, ma anche libri, musica, podcast e tutto ciò che vale la pena assorbire,trasformare e rilasciare sotto altre forme.
– Prima parlavamo di ispirazione. Leggi qualcosa di particolare? Quali sono le tue letture preferite?
Un libro che sto leggendo in questo momento è Figure di Riccardo Falcinelli, ma un libro che mi ha molto influenzato è stato “Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità” di Yuval Noah Harari. Mi piacciono molto anche le biografie di artisti. Qui vedo la parte umana di figure che nell’immaginario collettivo hanno ormai un alone leggendario e pensi: “..ah ma allora erano umani anche loro, con le loro paure di non farcela, di non essere all’altezza, di non saper fare nulla, ecc…”
– Cos’è per te fare Arte oggi?
Fare Arte oggi per me è trovare quei codici per modificare la cultura attuale, un artista deve sentire e assorbire i problemi e le situazioni della società in cui vive e trasformarle e proporre un rimedio, una via alternativa, insomma deve modificare il modo di pensare.
– Come ti poni di fronte alle problematiche della società? L’arte è davvero diventata una “splendida superfluità”(come disse Hegel) o può ancora avere una funzione sociale?
Credo che senza l’arte in senso ampio, non riusciremmo a vivere. Lo ha dimostrato questa pandemia, se togliessimo immagini, parole, e musica non rimarrebbe più niente di noi umani.
– C’è una serie o un pezzo tra i tuoi lavori di cui vai particolarmente fiero? Ce lo illustri?
Qualche anno fa ho partecipato a una mostra sponsorizzata da una nota marca di caffè, in quell’occasione ho fatto un acrilico su tavola di cui vado particolarmente fiero e per me rappresenta il pezzo migliore che abbia mai fatto. Adoro quest’opera perché è una complessa prospettiva molto equilibrata a livello formale e molto precisa a livello tecnico quasi da sembrare una grafica digitale. Rappresenta il processo di produzione del caffè stilizzato e con qualche elemento surreale (allego foto opera titolo file “nastro trasportatore”)
– La situazione che ci stiamo trovando a vivere ha avuto ripercussioni sul tuo lavoro? Quali sono i tuoi progetti futuri?
Questo, come altri ambiti è fatto di interazioni sociali, di incontri,ecc.. In questo periodo ho lavorato molto a casa, si lavora per quello che esploderà dopo la pandemia. Il mondo dell’arte non si è fermato, ha continuato a lavorare negli studi, nelle case e ovunque si possa lavorare. Finito questa pandemia ci sarà(spero e credo) un bel fermento. Per quanto riguarda i miei progetti futuri, non ne parlo sono scaramantico, ma spero di fare molti lavori di arte urbana.
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