Come Warhol con le sue famose serie di incidenti, De Santis esorcizza il trauma scaraventandolo verso lo spettatore che può così divenire parte della sua dolce sofferenza.
L’intento di Sciortino, oltre ad omaggiare l’artista, è quello di rendere visibile ciò che più non c’è enfatizzandone l’assenza; difatti non vi è la presenza del cavalletto nel luogo preposto alla creazione, ma ciò che ci suggerisce che questo fosse il luogo del lavoro del pittore sono le macchie di colore sul pavimento, testimoni di attività creativa.
La presenza/assenza del Conti a cui è dedicata l’opera esprime la caducità della vita e l’immaterialità dell’essere umano. Tutta l’esistenza si riduce, e si sintetizza, nelle tracce che lasciamo, siano esse volontarie o non.
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La conclusione spetta però all’osservatore: Venturi scappa dalla scena ma non è possibile sapere dove andrà e cosa farà; l’unica cosa certa è che mai bisogna negare aiuto al prossimo.
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Non è un caso che la balena venga scelta da popolazioni come i Celti o gli Indiani d’America come animale dalla forte carica simbolica, considerata depositaria della memoria del pianeta e emblema del principio di tutte le cose.
È così ci prepariamo a viaggiare, partendo dalla superficie fino a raggiungere il più profondo degli abissi nel quale ci immerge la D’Urzo con la sua opera per comprendere finalmente il nostro posto nel mondo.
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Anche se Two days of work ci riporta ai ritmi sostenuti dalle classi operaie, è doveroso reperire del tempo per fermarsi.
bipolare, acciaio, ferro, led.)
L’operare umano per controllare una forza come quella della natura si avverte nella presenza, su di ogni foglia, di una piccola annotazione: si tratta di numeri; ogni foglia che compone l’opera è stata catalogata dall’artista. Ciò mostra il voler a tutti costi dare ordine e spiegazione ad ogni cosa che ci circonda anche se non sempre vi è una possibile risposta.