Fotografia
Paolo Repetto
Opera: Presenze
L’intensità fotografica di Paolo Repetto, accresciuta dal sapiente utilizzo di materiali quali polveri piriche o anche plexiglas, invita il pubblico a entrare in atmosfere ambigue e sovratemporali, in ambienti interstiziali che spostano l’asse dall’heimlih a qualcosa di estraniante e di inconsueto, a un vuoto d’ombra, a una memoria spettrale che avanza e avvolge lo sguardo dello spettatore per spingerlo nello smarrimento di un sogno – di una narrazione affilata – dove sentire fragili assenze e impalpabili presenze, in un locus evocativo aperto all’aperto del perdersi e nel contempo del cercarsi, del rifugiarsi.
Di Antonello Tolve
Fotografia
Oriana Majoli
Opera: Testae
Artkeys in Residence
L’arte di Oriana Majoli è un’elegante provocazione: la Majoli fa divenire il corpo umano un mero oggetto, un contenitore, un vaso.
Non si tratta di un’oggettivazione negativa, ma di osservare il corpo come un vuoto involucro che ospita la linfa vitale per le singole essenze erbacee, floreali ed arboree che lo riempiono.
Il percorso dell’artista è permeato dal costante interesse per il corpo, nella sua plasticità, nella sua mutabilità.
Qui il corpo è fermo all’instante in cui è stato impresso dalla luce. A mutare e a sottostare alle leggi del tempo sono, invece, le erbe. Una magnifica dimostrazione di un inesorabile Memento Mori.
Di Artkeys Prize
Pittura
Pietro Cromo
Opera: Organoid #4 Narcissus
L’opera di Pietro Cromo colpisce per il non detto, quel volto ( o volti?) lascia intendere, racconta più mondi emotivi, svela il lato oscuro, ma non lo spiega, è colto nell’attimo della esternazione, eppure ti lascia in bilico tra una personale percezione visiva e i significati reconditi di questa figura insieme mossa e immobile. Una dimensione onirica affascinante e contemporaneamente straniante. Una visione scomposta, un mondo al di là del reale e allo spettatore non resta altro da fare che ingoiarne il tormento.
Di Enrica Feltracco
Scultura e Installazione
Elia Alunni Tullini
Opera: Siamo solo multipli
L’opera di Elia Alunni Tullini sembra alludere, attraverso la brutalità materica, a due contrastanti modi d’essere contemporanei: l’omologazione e il sogno dell’immortalità. Corpi una volta armoniosi ora sono sgretolati, corrotti e simili, troppo simili: un monumento all’anomia. Avvicinarsi a questi corpi è come compiere un breve viaggio alla scoperta del deterioramento interiore e del precario equilibrio tra estetica e vuoto.
Di Enrica Feltracco
Scultura e Installazione
Sara Zunino
Opera: Hand luggage
Artkeys in Residence
L’opera della Zunino comunica alla perfezione il collegamento intimo tra individuo e territorio.
Il luogo al quale si appartiene diviene in maniera imprescindibile parte del bagaglio personale, tassello fondamentale dell’essere “Io” e dell’essere abitante del mondo. Ed ecco che la terra, letteralmente, viene portata con sé, a testimonianza di un rapporto che è stato e che continua a essere (nonostante il distacco dal luogo di appartenenza) ma, anzi, va oltre: perpetra nella fisicità e nella concretezza. Comprendere che si è terra anche senza coordinate come comprendere che si è persona anche se ci si spoglia di tutto. È questo il senso stesso dell’appartenenza, dell’appartenenza a sé stessi.
Di Artkeys Prize
Videoarte
Nilde Mastrosimone
Opera: Come Caramelle
Nilde Mastrosimone con il suo lavoro è riuscita a mettere in scena un tema delicato, trattandolo con precisione, buon gusto e senza cadere in facili banalità.
Il tutto corredato da una regia ed un montaggio brillanti, moderni e dinamici accompagnati da una scelta cromatica delle immagini funzionale all’argomento trattato.
Un lavoro di videoarte che al contempo funziona come ottimo cortometraggio. Chiaro, brillante, diretto e mai autoreferenziale o criptico.
Di Lorenzo Ruggiero
Performance
Maurizio Pleuteri
Opera: Be Wood
Essere un bosco, un tentativo, una presa di coscienza che attraverso l’attesa lo scorrere del tempo, ci invita ad una riflessione più profonda sul valore del tempo, del nostro tempo e della nostra relazione con madre natura. L’uomo è al centro di ogni considerazione, vuole provare a sostituirsi alla forza degli alberi, ci prova, ma non vi riesce, il tempo dell’umanità scorre veloce, ha ritmi differenti dai tempi lenti, secolari della natura. “Bewood” è una performance che diventa installazione, dove il movimento diventa concetto, dove l’attesa stessa diventa ritmo. Una performance antropocentrica dove l’uomo con i piedi nella terra ritorna alla terra, alla ricerca della sua natura. Tutto appare così fragile, non esiste specie categoria e classificazione suprema.
“Bewood” è una performance assurda nella sua semplicità, nella sua follia dove tutto appare immobile, mentre in realtá “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” compresa la nostra umanità.
Di Roberto Sottile
Performance
Jonas&Lander
Opera: Coin operated
Artkeys in Residence
Jonas&Lander con la loro Coin Operated invitano il pubblico alla partecipazione attiva, catapultandolo in un’ambientazione estremamente “pop”.
Si tratta di un “popism” quasi grottesco, il pubblico viene immerso in questo spettacolo del quale non solo Jonas&Lander sono protagonisti, ma è anche e soprattutto protagonista l’interazione con il pubblico.
Solo alla fine viene confessato che è tutta una messa in scena: non sono le monete a far scorrere l’azione, le macchine non hanno bisogno delle monete per attivarsi.
Non è il denaro a muoverle, non è il denaro a muoverci.
Di Artkeys Prize
Illustrazione
William Rochira
Opera: Faux 1976 Jamaican Calendar
Per l’eleganza compositiva e del colore e per la rivisitazione del gusto vintage in chiave contemporanea
Di Grazia La Padula
Immagine estremamente leggibile e dal forte impatto grafico. Uno stile di disegno che seppur derivativo da varie influenze artistiche risulta molto fresco, contemporaneo nella sintesi del segno e, cosa importante, facilmente spendibile e adattabile dal punto di vista commerciale (copertine, pubblicità, grafica, design).
Di Lorenzo Ruggiero